Attualità dalla Svizzera italiana

Nicola Gianinazzi

à jour! Psychotherapie-Berufsentwicklung 10 (20) 2024 41–41

https://doi.org/10.30820/2504-5199-2024-2-41

Il 2024 ha iniziato sempre e ancora con al centro delle nostre attenzioni il Modello su Prescrizione (MsP) con le sue implicazioni su più piani di riflessione, come ormai ci stiamo abituando da qualche anno a questa parte. In questi mesi il nostro membro collettivo – Istituto Ricerche di Gruppo – stava pure concludendo i preparativi per il ri-accreditamento e lo abbiamo potuto seguire in questo secondo impegnativo percorso. Dalla PsiCo posso invece riferire che la presenza di due ticinesi al suo interno sta dando particolare risalto alla Svizzera italiana ed alle sue problematiche peculiari, basti pensare che la nostra regione da sola ha conosciuto qualcosa come 600 riconoscimenti di titoli in 10 anni. Inoltre, potremmo dire che i due commissari ticinesi portano due anime della psicoterapia: una rappresenta il Cantone, l’altra l’ambito privato di professionisti ed istituti di formazione, ovviamente senza voler ridurre un’anima all’altra.

Questo mio nuovo ruolo comporta anche nuovi stimoli riguardo le relazioni non solo con l’Istituto di formazione di cui faccio parte, ma anche con la realtà-ASP della Charta, una realtà giuridica unica nel suo genere: questa mia conoscenza svizzero-italiana e nazionale dei piccoli Istituti privati di formazione post-graduale – accanto a quella dei colleghi e delle colleghe sparsi sul territorio – potrà dare un apporto peculiare alla Commissione federale.

Da Oltreconfine

Giunge finalmente anche l’assoluzione da parte della Cassazione del collega italiano Claudio Foti: https://www.ansa.it/amp/sito/notizie/cronaca/2024/04/10/bibbiano-claudio-foti-assolto-anche-in-cassazione_827f1438-f50d-4c1e-9ab2-fb1b4d2957f0.html

Questa decisione della massima istanza giuridica italiana risulta dunque definitiva ed è di massima rilevanza per la nostra categoria sempre più fatta oggetto di false accuse di iatrogenicità o al centro di complottismi di varia natura. In questa vicenda pluriennale colpisce anche la posizione fin troppo prudente delle Associazioni professionali, che non sono state in grado di prevedere la portata devastante per la nostra professione: se chi ascolta viene trattato come responsabile dei contenuti che contiene nella relazione terapeutica, allora il nostro lavoro non sarebbe più possibile, e la soggettività dei nostri e delle nostre pazienti, così come l’indipendenza di noi professionisti non sarebbero più garantiti.

Infine – nello specifico di questa fattispecie – va protetta anche l’autonomia del terapeuta o della terapeuta con i propri e le proprie pazienti: la ricerca e l’innovazione, così come la libertà professionale e la creatività devono restare possibili anche nell’ambito del rigore scientifico e dei rispettivi controlli di qualità. Tutto questo può stimolare buone riflessioni critiche anche in Svizzera rispetto alla LPPsi e alla sua applicazione e – non da ultimo – su quanto riguarda il rapporto tutto nuovo tra la nostra professione, la LAMal e i prospettati Sistemi di Qualità correlati.

Nicola Gianinazzi e membro di comitato e delegato per la Svizzera italiana.